Numerose le vittorie di Adiconsum Marche nei ricorsi presentati all’Arbitro Bancario Finanziario contro Poste Italiane in relazione alla vicenda dei Buoni Postali; sono stati ottenuti per i risparmiatori rimborsi per decine di migliaia di euro.
Il buono postale è uno strumento di investimento emesso da Poste Italiane, molto diffuso in Italia come forma di risparmio soprattutto quando i rendimenti erano particolarmente elevati.
Adiconsum Marche invita i risparmiatori a prestare attenzione ai buoni postali di durata trentennale serie P o Q/P emessi dopo il 1° luglio 1986 e che sono in scadenza o sono già scaduti.
Perché ne parliamo?
Ne parliamo perché in molti casi il rimborso che viene riconosciuto da Poste Italiane non corrisponde al valore effettivamente spettante.
Per quale motivo?
Nel giugno del 1986 è stato emesso un decreto che ha istituito una nuova serie, la serie Q, con rendimenti molto inferiori rispetto alle serie precedenti. Tale decreto prevedeva che, per l’emissione dei buoni della nuova serie, gli uffici postali potessero utilizzare le matrici dei buoni delle serie precedenti che avevano già a disposizione riportanti le tabelle dei vecchi tassi di interesse, molto più alti, ma non più validi.
Pertanto, gli uffici postali potevano utilizzare le vecchie matrici, ma dovevano apporre dei timbri per indicare i nuovi tassi di rendimento.
Sulle vecchie matrici dovevano essere apposti due timbri:
- uno sul davanti, che doveva cancellare la vecchia serie e sostituirla con la dicitura serie Q o serie Q/P;
- uno sul retro, che doveva riportare i nuovi tassi d’interesse della serie Q (molto più bassi di quelli delle serie passate).
Cosa è successo?
Si sono riscontrate due casistiche:
- il timbro è stato apposto, ma non va a coprire l’intera durata del buono ( 30 anni), ma soltanto i primi 20 anni: in questo caso, per gli ultimi 10 anni, quali rendimenti devono essere riconosciuti? Quelli nuovi, molto più bassi, o quelli vecchi, che non sono stati modificati da nessun timbro? Su questo tema sono intervenute sia la Corte di Cassazione sia l’Arbitro Bancario Finanziario, che riconoscono il diritto del risparmiatore a vedersi riconosciuto per gli ultimi 10 anni i rendimenti originari delle vecchie serie, non modificati da alcun timbro, molto più elevati rispetto a quelli previsti per la nuova serie Q. Può trattarsi di decine di migliaia di euro;
- il timbro non è stato proprio apposto: il buono si presenta con i rendimenti delle vecchie serie per tutti i 30 anni. Anche in questo caso vale il medesimo discorso: in assenza di un timbro che modifica le condizioni, al risparmiatore devono essere riconosciute le condizioni riportate sul buono per l’intera durata trentennale del buono, condizioni molto più favorevoli rispetto a quelle previste per la nuova serie Q. In alcuni casi si tratta anche del doppio.
Adiconsum Marche ha presentato moltissimi ricorsi ed è riuscita a far recuperare ai risparmiatori migliaia di euro. Per questo motivo invitiamo tutti coloro che hanno buoni postali serie P o Q/P, emessi da luglio 1986 in avanti e scaduti o in scadenza, a fare una verifica del cartaceo del proprio buono.
Il ricorso per recuperare gli interessi dovuti ma non corrisposti da Poste Italiane può essere fatto anche se il buono è stato riscosso, purché non siano passati 10 anni dalla riscossione.
Dunque, se al momento della riscossione del buono vi accorgete che Poste Italiane rimborserebbe un importo sensibilmente inferiore rispetto a quanto calcolato secondo il tenore letterale del titolo, vale la pena fare una verifica prima di procedere all’incasso.